Scrittori nella gabbia dorata di Xi Jinping
Come gli scrittori cinesi navigano tra repressione e cooptazione in un sistema che sa quando punire e quando celebrare, trasformando perfino la critica sociale in strumento di consenso
Introduzione: Il paradosso del controllo
In una mattina di primavera del 2025, mentre Hu Anyan si dirigeva verso la biblioteca pubblica di Chengdu per scrivere il suo prossimo libro, a migliaia di chilometri di distanza la polizia di Lanzhou bussava alla porta di una studentessa universitaria. Lei aveva appena ricevuto la lettera di ammissione al master in una delle università più prestigiose della Cina. Lui era diventato uno degli scrittori più celebrati del paese, lodato dal Quotidiano del Popolo come "lettura obbligatoria per tutti i cittadini cinesi".
La differenza? Lei scriveva storie d'amore tra uomini, spesso gratuitamente, su una piattaforma taiwanese. Lui raccontava lo sfruttamento dei lavoratori migranti nella Cina del boom economico. Entrambi narravano verità scomode sulla società cinese contemporanea, ma solo uno di loro ha trovato posto nella gabbia dorata del sistema culturale di Pechino.
Questo paradosso, repressione feroce da un lato, abbraccio strategico dall'altro, rivela la natura complessa e contraddittoria del controllo culturale nella Cina di Xi Jinping. Non si tratta più della censura brutale e lineare dell'era maoista, ma di un sistema sofisticato che sa quando punire e quando cooptare, quando silenziare e quando amplificare. Un sistema che trasforma perfino la critica sociale in strumento di legittimazione.
La letteratura cinese contemporanea vive in questa zona grigia, dove scrittori e scrittrici sviluppano strategie di sopravvivenza artistica sempre più elaborate. Alcuni, come le giovani autrici di fiction BL (Boys' Love), cadono nelle maglie di una repressione che si allarga a macchia d'olio. Altri, come i cosiddetti "scrittori selvaggi", trovano spazi inaspettati di libertà proprio raccontando le contraddizioni del sistema.
È una danza complessa, quella degli intellettuali cinesi di oggi: sanno di muoversi su un terreno instabile, dove le regole del gioco possono cambiare da un giorno all'altro, ma continuano a cercare, e spesso a trovare, modi per dire la verità.
I. Le frontiere invisibili
La studentessa di una delle una delle università d'élite del Progetto 985, lanciato nel 1998 per trasformare alcune università cinesi in istituzioni di livello mondiale, scriveva per mettere da parte dei soldi e andare a vedere "le montagne innevate del Sichuan occidentale". Invece, si è ritrovata in manette, espulsa dall'università prima ancora di iniziare il master, racconta la testata taiwanese Tai Sounds. La sua colpa? Aver pubblicato racconti di amore omosessuale su Haitang Literature City, una piattaforma con server a Taiwan che ospita quello che in Cina non può esistere: storie nelle quali si può "scrivere sotto il collo", come ironicamente definiscono gli autori cinesi tutto ciò che le piattaforme domestiche censurano.
L'operazione "pesca in alto mare" della polizia di Lanzhou nel 2025 ha colpito decine di giovani scrittrici, per lo più ventenni, con un'interpretazione creativa della legge: anche chi tra di esse scriveva gratuitamente è stata accusata di "produrre materiale osceno a scopo di lucro" perché "attirava traffico sulla piattaforma". Una logica kafkiana che trasforma ogni lettore in potenziale complice, ogni clic in prova di reato.
"Ogni parola che ho scritto in passato è ora diventata una catena che mi ammanetta", ha scritto su Weibo un'autrice prima che il suo post venisse cancellato. Un'altra ha dovuto vendere tablet e account di videogame per pagarsi il viaggio a Lanzhou e spiegare le proprie ragioni. "Ho solo 20 anni, ma tutto è marcito troppo presto", ha commentato una terza, costretta a vendere i propri dispositivi elettronici per pagare la multa.
Il contrasto con il trattamento riservato ad altri scrittori "problematici" è stridente. Han Song, uno dei più importanti autori di fantascienza cinesi, scrive da quarant'anni storie distopiche che sembrano profezie: nel 2000 immaginò il crollo del World Trade Center, nel 2016 un mondo trasformato in un gigantesco ospedale dove tutti diventano pazienti, anticipando di fatto l'esperienza pandemica. I suoi racconti sono "tetri, grotteschi e grafici", popolati di cannibalismo e orge, ambientati in una Cina che ha sorpassato gli Stati Uniti ma sta a sua volta sgretolando. Eppure Han Song non solo pubblica regolarmente, ma ha vinto i massimi premi letterari nazionali e dirige l'associazione nazionale di fantascienza. La differenza? Lui lavora come giornalista di alto livello all'agenzia Xinhua, il megafono ufficiale del Partito. E soprattutto, le sue distopie non toccano certe corde sensibili: non parlano di amore omosessuale, non sfidano direttamente l'ortodossia morale del regime.
La censura cinese contemporanea non è più il martello brutale dell'era maoista, ma un bisturi che opera con precisione chirurgica. Alcune linee rosse sono evidenti – le immagini che ricordano i leader, i contenuti sessualmente espliciti, gli episodi controversi della storia cinese contemporanea come Tiananmen. Ma altre linee sono mobili, si spostano in sincronia con l'opinione pubblica e le priorità politiche del momento.
Il sistema funziona anche attraverso la dinamica per cui i censori locali cercano di anticipare i desideri dei loro superiori. Nel caso di Hu Anyan, i funzionari di Pechino si sono lamentati del titolo del libro e delle scene di sfruttamento ambientate nella capitale. Il risultato? Un episodio, quello di un lavoratore suicida che si getta dall'edificio aziendale, è sparito silenziosamente dal manoscritto finale, senza che nessuno sappia esattamente chi abbia preso la decisione. "Naturalmente", commenta oggi Hu Anyan con pragmatismo disarmante, "tutti in Cina sanno che ci sono cose che non si possono dire". La vera abilità di uno scrittore cinese non sta solo nel talento narrativo, ma nella capacità di navigare questo arcipelago di divieti impliciti ed espliciti, di trovare il varco giusto nel momento giusto.
II. L'ascesa delle voci autentiche
Hu Anyan ha 46 anni e per vent'anni ha fatto parte di quei 300 milioni di lavoratori migranti interni che sono il sangue dell'economia cinese: 19 lavori diversi in sei città diverse, dal magazzino notturno alla consegna pacchi, dal commesso al corriere. Ogni volta che un lavoro finiva nell'ennesimo fallimento prevedibile, Hu si ritrovava con un po' di soldi e qualche mese di tempo libero. Ha iniziato a scrivere quasi per caso, su un vecchio Huawei dalla risoluzione schermo cinque volte peggiore degli smartphone di oggi.
I suoi racconti sulla piattaforma Douban non ricevevano quasi reazioni. Poi, nell'aprile 2020, un giovane editor di Shanghai di nome Pu Zhao si è imbattuto nel saggio "Il mio anno di turni notturni in un magazzino logistico". Ha riconosciuto immediatamente un talento nuovo, ha visto in quella prosa pulita ed essenziale le tracce di Kafka e persino di Zhuangzi, il filosofo taoista del IV secolo a.C. Tre anni dopo, come racconta il Financial Times, "Consegno pacchi a Pechino" è diventato uno dei libri più venduti in Cina, con quasi due milioni di copie. Ma il vero colpo di scena è arrivato nel novembre 2023, quando il Quotidiano del Popolo, l'organo ufficiale del Partito Comunista, ha dichiarato il libro "lettura obbligatoria per tutti i cittadini cinesi". Lo stesso giornale che in altre circostanze benedice l'arresto di giovani scrittrici, celebra un ex corriere che raccontava senza sconti lo sfruttamento dei lavoratori.
Hu Anyan appartiene a una nuova categoria di scrittori cinesi: i yesheng zuojia, gli "scrittori selvaggi". Non hanno frequentato le università d'élite, non fanno parte delle associazioni letterarie ufficiali, non partecipano ai circoli intellettuali di Pechino. Vengono dal basso: minatori come Chen Nianxi, diventato famoso nel 2015 con le sue poesie sulla vita in miniera; domestiche come Fan Yusu, la cui autobiografia "Io sono Fan Yusu" è diventata virale in poche ore nel 2017; donne delle minoranze etniche come Zha Shi Yi Re, che quest'anno pubblicherà "Sono una ragazza cresciuta in un villaggio fortificato".
Il loro successo è arrivato in un momento strategico, quando Xi Jinping stava lanciando la campagna per la "prosperità comune", un tentativo di affrontare (a livello puramente retorico, si è poi dimostrato) le disuguaglianze e gli eccessi che il boom economico ha generato. In questo contesto, la voce di chi racconta la Cina dal basso non è più sovversiva, bensì funzionale. Il Partito può dire ai propri cittadini, "Vedete? Noi ascoltiamo tutti, anche i più umili. Le loro storie diventano bestseller". Il paradosso è evidente: Hu Anyan descrive un sistema di sfruttamento brutale, rider costretti a guadagnare 0,5 yuan al minuto per sopravvivere, talmente sotto pressione da non poter nemmeno andare in bagno, ma il sistema stesso celebra questa denuncia. La critica sociale diventa strumento di legittimazione. Il regime dimostra di essere così sicuro di sé da poter perfino premiare chi ne svela le contraddizioni.
Wu Qi, direttore della rivista letteraria Dandu, spiega la differenza: "In passato la letteratura di sinistra era scritta da intellettuali d’élite, persone che 'scoprono, descrivono, segnalano problemi'. La voce di Hu, autodidatta e plasmata dai suoi anni di lavoro, appare molto più autentica e si è connessa con un pubblico ampio".
Ma c'è un prezzo da pagare per questa autenticità benedetta dal potere. Hu è stato invitato a conferenze e interviste sui diritti dei lavoratori, ma le sue risposte raramente vengono pubblicate integralmente. "Immagino che fossero semplicemente dettagli che non potevano o non dovevano essere pubblicati", spiega al Financial Times con la stessa rassegnazione pragmatica che caratterizza la sua scrittura. La vera abilità degli "scrittori selvaggi" sta nel dire la verità rimanendo nel recinto. Raccontano lo sfruttamento senza nominare i responsabili, descrivono la sofferenza senza indicare soluzioni politiche alternative. È una forma di realismo sociale depoliticizzato, che il sistema può tollerare perché non ne minaccia le fondamenta.
III. Il peso della storia
La letteratura cinese moderna sembra ossessionata da un tema ricorrente: l'umiliazione maschile. Nel 1924, Shen Congwen scriveva "Marito", la storia di un uomo che vede la propria moglie prostituirsi per mantenere la famiglia, sapendo tutto e accettando tutto. Negli anni Trenta, Rou Shi raccontava di mariti che prestavano le mogli a famiglie ricche perché facessero da madri surrogate. Negli anni Duemila, lo scrittore taiwanese Wang Zhenhe immaginava un uomo che accettava di cedere la moglie al proprietario di un carro trainato da buoi in cambio dell'uso del veicolo.
Perché questa ossessione per la vergogna? Xu Zidong, critico letterario, suggerisce che nella coscienza collettiva cinese "il ricordo dell'umiliazione è molto più profondo del sentimento di vittoria, perché negli ultimi cento anni di storia abbiamo subito molte più umiliazioni che vittorie". Ma c'è anche un'altra spiegazione: l'umiliazione è "una cosa più letteraria che esplora il livello più profondo della natura umana".
Questo modello psicologico attraversa le generazioni e si manifesta ancora oggi. Hu Anyan attribuisce la propria tendenza all'autocommiserazione e alla paura del giudizio altrui alla storia familiare. Sua madre, originaria di Shanghai, durante la Rivoluzione Culturale apparteneva alle "cinque categorie nere" perché era figlia di un presunto controrivoluzionario. Terrorizzata dalle Guardie Rosse, aveva sviluppato una paura profonda del giudizio degli altri, la tendenza all'autocritica, l'abitudine a imparare a memoria gli slogan di Mao per dimostrare la propria lealtà.
Crescendo, aveva trasmesso queste paure al figlio. Hu descrive se stesso come una persona "che ha paura di commettere errori, paura di essere criticata dagli altri, paura della competizione, paura di essere condannata, paura di essere umiliata, paura di chiedere qualcosa e essere rifiutata". È quella che lui chiama "cultura della vergogna dell'Asia orientale", diffusa ma raramente ammessa apertamente.
Questa eredità psicologica spiega il successo del suo libro presso i lettori cinesi. Su Douban, migliaia di commenti riflettono lo stesso senso di inadeguatezza: "Questo tipo di persona, caratterizzata da un forte senso morale, una bassa autostima e un’elevata sensibilità, tende a essere ferita dal mondo più profondamente degli altri". Un altro lettore scrive: "Il dolore deve essere insopportabile, ma lui lo ha sopportato".
La sensazione di essere immeritevoli, di dover sempre giustificare la propria esistenza, di camminare in punta di piedi nella società, accomuna milioni di cinesi. Non è solo l'eredità dei traumi storici: è anche il prodotto di un sistema sociale altamente competitivo e gerarchico, dove la mobilità sociale è possibile ma incerta, dove il successo dipende spesso da fattori al di fuori del controllo individuale.
Wang Kai, ex giornalista diventato scrittore, riconosce dinamiche simili nella propria generazione. Durante i suoi anni di cronista ha coperto terremoti, incidenti aerei, catastrofi naturali. Ha visto la morte da vicino, ha intervistato famiglie distrutte, ha dormito in alberghi che non rispettavano i criteri antisismici durante le scosse di assestamento del terremoto del Sichuan. Queste esperienze, racconta alla testata online cinese Huxiu, lo "hanno colpito come individuo" in modi che allora lui non comprendeva, ma che oggi riconosce come formativi.
La transizione dal giornalismo alla letteratura rappresenta per Wang Kai una forma di liberazione da quella che chiama "la falsità, l'ipocrisia, l'illusorietà" del mondo professionale. Come scrittore, può finalmente essere "una persona che persegue la verità, anche se è solo la verità di un certo momento". È una ricerca di autenticità che risuona con l'esperienza di molti intellettuali cinesi della sua generazione: cresciuti durante la transizione economica, testimoni di trasformazioni sociali enormi, spesso si sentono sradicati tra il mondo che stanno perdendo e quello verso cui sono diretti.
Il senso di alienazione che pervade molta letteratura cinese contemporanea non è solo il riflesso di traumi storici specifici, ma di una condizione esistenziale più ampia. È la sensazione di vivere in un mondo che cambia troppo velocemente, dove le certezze del passato sono crollate e quelle del futuro non sono ancora chiare. Gli scrittori cinesi di oggi scrivono da questa zona di incertezza, e forse è proprio questa vulnerabilità condivisa che rende le loro voci così riconoscibili per i lettori.
IV. Identità fluide nell'era digitale
Wang Kai attraversa i mercati di strada di Pechino con lo stesso sguardo analitico che una volta riservava alle scene del crimine. Ex cronista di nera per dieci anni, ha coperto il terremoto del Sichuan, l'incidente aereo di Yichun, l'incendio di Shanghai. Per ottenere dettagli esclusivi si fingeva parente delle vittime negli ospedali, ricostruiva le vite spezzate attraverso ore di interviste nei paesini bloccati dalle frane. Era il giornalismo old school, quando le notizie non venivano ancora diffuse sui social e la presenza fisica sulla scena faceva la differenza. Poi qualcosa si è rotto. Non solo nell'industria dei media, devastata dalla rivoluzione digitale e dalla crescente pressione politica, ma dentro di lui. Il lavoro era diventato "noioso e privo di senso", pervaso da "un vuoto insopportabile". Ha mollato tutto per diventare quello che lui stesso definisce uno scrittore "non importante, o perlomeno non famoso", riferisce Huxiu.
La trasformazione di Wang Kai racconta una storia più ampia della sua personale: quella di un'intera generazione di intellettuali cinesi che ha dovuto reinventarsi nell'era digitale. Internet ha distrutto molte certezze professionali, ma ha anche aperto possibilità inedite. Ha permesso agli "scrittori selvaggi" come Hu Anyan di farsi conoscere senza passare attraverso i canali ufficiali. Ha dato a Wang Kai la possibilità di sopravvivere artisticamente "senza attaccarsi a nessuno", come dice lui. Ma ha anche creato nuove forme di isolamento. Wang Kai scrive di scrittori costretti a socializzare ai tavoli dei banchetti per vincere premi letterari, di persone che si esibiscono davanti a sconosciuti durante cene di gala solo per dimostrare il proprio status sociale. Lui preferisce rimanere ai margini, osservare "con curiosità" questo mondo che gli appare "falso, appariscente o semplice".
Il problema più grande, secondo Wang Kai, è "la scomparsa del sistema di recensioni librarie". Non esistono più critiche letterarie serie, solo lettori che dicono "mi piace" o "non mi piace" senza argomentazioni. I giovani autori sono abbandonati a se stessi, devono capire da soli "Chi sei? Cosa stai scrivendo?". È una generazione gettata in un'epoca senza bussole critiche affidabili.
L'industria editoriale è in crisi profonda. Gli editori confessano a Wang Kai che "ci sono pochissimi romanzi davvero validi"; la maggior parte, dicono, sono "semplici imitazioni, che raccontano un'infelicità ristretta, una compassione ristretta e personaggi di ceto basso altrettanto ristretti”. Contemporaneamente, molti buoni autori restano sepolti, invisibili al mercato. Wang Kai scopre libri di valore nelle librerie, scritti da autori di cui non ha mai sentito il nome. Gli editor non sanno come promuovere scrittori senza presenza sui social media.
"Non essere visti è un dolore reale", osserva Wang Kai. "Ti esprimi, scrivi, ma resti invisibile. Puoi solo affidarti ai vari giurati dei premi letterari o cercare di farti strada nei circoli." È un ecosistema letterario profondamente malato, dove il talento spesso non trova riconoscimento e il successo dipende sempre più da fattori estranei alla letteratura.
Han Song, lo scrittore di fantascienza, ha sviluppato una strategia diversa per navigare questa complessità. Sul social Weibo, dove ha oltre un milione di follower, condivide con dettagli spietati la propria degenerazione fisica: l'insorgere della demenza, la perdita di controllo della vescica, i momenti in cui dimentica chi doveva incontrare in metropolitana. Tratta il proprio declino con lo stesso interesse psicologico che riserva ai suoi personaggi di fantascienza.
Per Han Song, Weibo è diventato "un modo per continuare a scrivere quando creare fiction era diventato troppo faticoso". Ha iniziato a sperimentare con DeepSeek, il chatbot AI cinese, per affinare bozze o addirittura scrivere storie. Inizialmente era demoralizzato dal fatto che l'AI producesse a volte storie migliori delle sue, ma ora la ha accettata come strumento, "esattamente come il cervello umano è semplicemente uno strumento che può aver bisogno di essere affilato".
Questa fluidità tra umano e artificiale, tra privato e pubblico, tra letteratura alta e social media, caratterizza l'esperienza degli scrittori cinesi contemporanei. Non si tratta più di categorie fisse - giornalista o scrittore, intellettuale o lavoratore, censurato o pubblicato - ma di identità multiple che si adattano costantemente alle circostanze. Wang Kai accetta "la natura fluttuante" della propria identità. È felice di nascondersi in essa e guardare il mondo "come un bambino che vede un mondo falso, appariscente o semplice". Questa posizione liminale gli permette di "rispettarlo, ridicolizzarlo, fare quello che vuole". È una forma di libertà conquistata attraverso la rinuncia alle ambizioni tradizionali, una liberazione ottenuta accettando la marginalità.
L'era digitale ha frantumato le vecchie gerarchie culturali cinesi, creando spazi di sopravvivenza artistica impensabili nel passato. Ma ha anche moltiplicato le forme di precarietà e isolamento. Gli scrittori di oggi devono essere imprenditori di se stessi, critici delle proprie opere, promotori della propria immagine. È una libertà che costa cara, pagata con l'incertezza costante riguardo al proprio posto nel mondo.
V. Specchi del futuro
La fantascienza cinese vive una doppia vita. Da un lato c'è Liu Cixin e il successo globale di "Il Problema dei Tre Corpi", trasformato in serie Netflix e celebrato come simbolo del soft power culturale cinese. Il governo di Pechino ha dichiarato il genere una "nuova forza produttiva di qualità", investendo miliardi in un'industria che nel 2024 ha generato 108,96 miliardi di yuan di fatturato, rivale degli utili annuali di Netflix. Dall'altro c'è Han Song, che da quarant'anni scrive distopie così accurate da sembrare profezie.
Il contrasto rivela una tensione fondamentale nella cultura cinese contemporanea. Xi Jinping promuove la fantascienza come riflesso dell'avanzamento tecnologico e dell'influenza globale del paese. L'amministrazione cinematografica statale ha promesso di sostenere i film di fantascienza come fonte di soft power. Ma questa visione ufficiale privilegia storie di trionfo tecnologico e grandezza nazionale. Han Song rappresenta una tradizione diversa, più vicina alla fantascienza dell'inizio del Novecento quando gli intellettuali cinesi traducevano Verne per "rivelare le debolezze del paese e ispirare riforme". Le sue storie sono "cupe, grottesche e grafiche", popolate di cannibalismo e orge. Come ha spiegato a Vivian Wang del New York Times: "Secondo gli standard del paese, esiste un solo futuro possibile. È tutto pianificato: come sarà il 2035, come sarà il 2050, fino a raggiungere il socialismo di picco. Ma nella fantascienza, le possibilità sono infinite".
Questa molteplicità di futuri possibili è precisamente ciò che rende Han Song tanto prezioso quanto pericoloso per il sistema. I suoi racconti evocano "una profonda ambivalenza sul posto della Cina nel mondo", come nota Michael Berry, che ha tradotto diverse sue opere in inglese. Non fanno dichiarazioni politiche chiare, ma esplorano "il lato più oscuro della natura umana".
La strategia di Han Song è quella dell'ambiguità calcolata. Nel racconto "Il mio paese non sogna", censurato in Cina ma circolato ampiamente online, un protagonista scopre che il governo cinese ha sviluppato una tecnologia per far lavorare le persone nel sonno. Inizialmente sembra una denuncia dello sviluppo a tutti i costi cinese. Ma quando una spia americana cerca di "aprirgli gli occhi", il protagonista si sente "disgustato da questo straniero così deciso a rivelargli la verità. Sospettava che l'uomo nutrisse secondi fini".
Si tratta di una soluzione narrativa che riflette la complessità dell'esperienza intellettuale cinese contemporanea: critica verso il proprio sistema ma diffidente verso le alternative occidentali, consapevole dei problemi interni ma sospettosa delle soluzioni esterne. Han Song stima che circa metà dei suoi scritti non sia stata pubblicata in Cina per motivi di censura, ma continua a lavorare come giornalista di alto livello all'agenzia Xinhua e a dirigere l'associazione nazionale di fantascienza.
L'industria fantascientifica cinese sta facendo breccia anche nei mercati internazionali, con il Brasile che emerge come principale destinazione estera per i contenuti cinesi. Ma come ha notato un blogger brasiliano fan di "Il Problema dei Tre Corpi", “le traduzioni scadenti possono impedire al pubblico locale di apprezzare un numero maggiore di opere di fantascienza cinesi. Credo che ci sia interesse per i contenuti provenienti dalla Cina, ma la barriera culturale resta enorme”.
Questa difficoltà di traduzione non è solo linguistica ma concettuale. La fantascienza cinese nasce da ansie e speranze specificamente cinesi, come il rapporto complesso con la modernizzazione, la tensione tra tradizione e progresso, l'esperienza di una trasformazione sociale accelerata. Quando Alida Guo, la ventiquattrenne di Shenzhen citata dal South China Morning Post, afferma che "Il Problema dei Tre Corpi" è "così cinese da risuonare, eppure così visionario da sfidare il nostro modo di immaginare il futuro", coglie qualcosa di essenziale: la migliore fantascienza cinese riesce a essere al tempo stesso profondamente radicata nel contesto locale e universalmente rilevante.
Ma il successo commerciale del genere porta anche nuovi rischi. Più la fantascienza diventa strategicamente importante per il soft power cinese, più rischia di essere addomesticata, orientata verso narrazioni edificanti e futuri ottimistici. La tensione tra Han Song, che esplora "il dolore", e l'industria dell'entertainment che cerca "storie di superiorità che soddisfano le fantasticherie delle persone" potrebbe risolversi a favore della seconda. La sfida per gli scrittori cinesi di fantascienza è mantenere quella capacità profetica che ha reso Han Song così presciente, senza cadere nella trappola di diventare semplici propagandisti del progresso tecnologico. Devono continuare a immaginare futuri multipli, anche quando il sistema politico ne privilegia uno solo.
Conclusione: La letteratura come resistenza quotidiana
Nel dicembre 2024, mentre le giovani scrittrici di fiction BL vendevano i loro tablet per pagare le multe e Hu Anyan firmava copie del suo bestseller benedetto dal Partito, Zha Shi Yi Re, scrittrice della minoranza Yi, pubblicava su Douban i primi estratti della sua autobiografia. Cresciuta in un villaggio fortificato nelle montagne dello Yunnan, raccontava le vite di generazioni di donne attraverso una prosa che l'editor Pu Zhao aveva scoperto quasi per caso, navigando la piattaforma alla ricerca di nuovi "scrittori selvaggi". Tre storie parallele che illustrano la natura paradossale della letteratura cinese contemporanea: punizione arbitraria, cooptazione strategica, scoperta casuale. Non esistono regole fisse, solo tattiche di sopravvivenza che cambiano continuamente. Gli scrittori cinesi di oggi hanno imparato a danzare su un terreno instabile, dove la libertà artistica non è un diritto garantito ma uno spazio da conquistare quotidianamente attraverso astuzia, compromesso e testardaggine.
La resistenza letteraria cinese del 2025 non assomiglia ai modelli classici della dissidenza. Non è la protesta aperta del samizdat sovietico né la critica frontale degli intellettuali del Muro di Berlino. È qualcosa di più sottile e forse più duraturo: la capacità di dire la verità obliquamente, di trovare spiragli di autenticità dentro le gabbie dorate del controllo culturale.
Wang Kai, seduto nella sua posizione liminale tra giornalismo e letteratura, ha imparato a "rispettare, ridicolizzare, fare quello che vuole" senza mai sfidare direttamente il sistema. Han Song scrive distopie così accurate da essere profetiche, ma le avvolge in ambiguità sufficienti per renderle accettabili. Hu Anyan racconta lo sfruttamento dei lavoratori migranti con una precisione chirurgica, ma lo fa con una voce così umile e autocommiserante da disarmare ogni sospetto di sovversione.
Questa letteratura della zona grigia ha sviluppato un linguaggio proprio: l'ironia che non diventa mai sarcasmo aperto, la denuncia sociale che non nomina mai i responsabili, l'autoanalisi spietata che evita le conclusioni politiche. È un codice condiviso tra scrittori e lettori, che permette di comunicare verità indicibili attraverso metafore, omissioni strategiche, silenzi eloquenti. Il prezzo di questa strategia è l'ambiguità permanente. Gli scrittori cinesi contemporanei non possono mai essere completamente onesti, nemmeno con se stessi, sui propri obiettivi e le proprie motivazioni. Devono vivere con la consapevolezza che ogni parola può essere interpretata, strumentalizzata, censurata o celebrata a seconda del momento politico. È una condizione esistenziale che produce una letteratura particolare: introspettiva ma non confessionale, critica ma non oppositiva, libera ma non liberata.
Eppure, dentro questi vincoli, continua a fiorire qualcosa di autentico. Le giovani scrittrici di fiction BL, anche di fronte all'arresto e alla rovina delle loro carriere, continuano a scrivere storie d'amore che il sistema considera inaccettabili. Lo fanno sapendo di rischiare tutto, spinte da una necessità espressiva più forte della paura. Hu Anyan, dopo il successo commerciale, continua a cercare "la verità di un certo momento" senza lasciarsi corrompere dalla celebrazione ufficiale. Han Song, mentre la demenza cancella la sua memoria, persiste nel documentare la propria disgregazione con la stessa precisione scientifica che riserva alle proprie distopie.
La letteratura cinese contemporanea vive in questa tensione irrisolta tra controllo e libertà, conformismo e autenticità, successo e integrità. Non ha risolto questi dilemmi, forse non può risolverli finché esistono le condizioni politiche che li generano. Ma ha imparato a trasformarli in materiale artistico, a fare dell'incertezza permanente una fonte di creatività.
In un paese dove il futuro è "tutto pianificato" fino al 2050, come dice Han Song, la letteratura rimane uno dei pochi spazi dove "ci sono possibilità infinite". È una resistenza quotidiana che non grida, non protesta, non sfida apertamente. Semplicemente persiste nel dire che il mondo è più complesso, più doloroso e più umano di quanto ammettano le narrazioni ufficiali. E forse, in un sistema che controlla tutto attraverso la semplificazione, questa complessità ostinata è la forma più profonda di sovversione possibile.
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Fonti:
“無償寫作也挨罰!中國年輕BL作家再遭「遠洋捕撈」跨省抓捕 名校女大生也成嫌犯”("Writing for free is also punished! Young Chinese BL writers are again caught in the ocean and arrested across provinces. Female college students from prestigious universities are also suspects"), TaiSounds, https://www.taisounds.com/news/content/84/193992
“兰州警方跨省抓捕女性网络小说作者 法律与文学自由边界引发热议“ ("Lanzhou police arrested a female online novel author across provinces, and the boundary between law and literary freedom sparked heated discussions"), Radio Free Asia, https://www.rfa.org/mandarin/shehui/2025/06/03/china-gay-literature-writer-literature/
"The 'wild' writer who told the truth about work in China", Financial Times, https://www.ft.com/content/03507bbd-d343-4c5d-8e1d-710a353d8c5f
"A Science Fiction Writer Wrestles With China's Rise, and His Own Decline", The New York Times, https://www.nytimes.com/2025/05/27/world/asia/a-science-fiction-writer-wrestles-with-chinas-rise-and-his-own-decline.html
“从记者到文学流浪者,他不想被归类“ ("From a journalist to a literary wanderer, he doesn't want to be categorized"), Huxiu, https://www.huxiu.com/article/4327510.html
“为什么中国现代文学喜欢写男人的屈辱感?“ ("Why does modern Chinese literature like to write about men's humiliation?"), Huxiu, https://www.huxiu.com/article/4392990.html
"China's sci-fi industry shoots for the stars as Beijing pushes 'quality' growth", South China Morning Post, https://www.scmp.com/economy/china-economy/article/3306183/chinas-sci-fi-industry-shoots-stars-beijing-pushes-quality-growth?utm_source=rss_feed
interessantissimo grazie